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venerdì 3 marzo 2017

Il mio pensiero sul suicidio assistito



Salve a tutti. Come va? 
Oggi vorrei affrontare un argomento molto serio e delicato. 
L’idea mi è venuta guardando un video su Youtube a riguardo. 
Ho deciso quindi di esporvi qui il mio pensiero chiedendo, a chi vuole, di condividere i propri pensieri su questa questione di grande importanza. 

Solitamente evito di leggere i quotidiani o guardare i telegiornali per una mia consapevole scelta che proviene da un’idea che mi sono fatta nel tempo anche grazie ad alcuni libri letti durante la mia esperienza universitaria. 
Non voglio fare di tutta l’erba un fascio e quindi non sto generalizzando la cosa, anzi sono sicura che non è sempre così, ma ho constatato che spesso nei giornali e in tv le notizie vengono filtrate arrivando al lettore o allo spettatore in modo non originale: questo per seguire alcune regole stilate con il fine di accaparrarsi più pubblico possibile e mantenendo quello che già possiedono. 

In questi ultimi giorni però mi è balzata all’occhio la notizia di dj Fabo, un ragazzo divenuto cieco e tetraplegico in seguito ad un incidente stradale. 
Ha combattuto con tutte le sue forze per poter avere la possibilità di morire attraverso il suicidio assistito qui in Italia, ma alla fine è stato costretto ad andare all’estero perché le leggi italiane non permettono questa cosa. Mi è stato chiesto ieri cosa io pensassi riguardo al suicidio assistito. 
Io ho risposto con una sola frase: io sono per la libertà. Nel senso più completo del termine. 

Perché una persona non può essere libera di scegliere se vivere o morire? 

Io non capisco questa imposizione che consiste nel dover vivere a tutti i costi, anche quando il diretto interessato non lo desidera più. Nessuno, e ripeto nessuno, secondo me, dovrebbe decidere della nostra vita e soprattutto nessuno se non chi ci è davvero in mezzo può capire com’è vivere in determinate situazioni. 
A me dispiace pensare che questo ragazzo è stato obbligato fino ad ora a sopravvivere ad una condizione che lui non sopportava, la vedo come una punizione immeritata, un’imposizione che è come una tortura basata su una circostanza di vita che è pure contro natura perché un essere umano non è fatto per vivere così.
Vedo insensate anche tutte le motivazioni religiose che la chiesa espone a riguardo e cioè che solo Dio può decidere quando una persona deve morire o vivere...beh...a parte il fatto che io non mi reputo cristiana cattolica perchè nessuno dei miei pensieri va di pari passo con questa religione, ma comunque questo in particolare lo vedo come un ragionamento bigotto ed estremista che non ha niente a che vedere con il bene per il prossimo. 
La libertà è la cosa più importante di cui ci possiamo avvalere e nessuno ce la può togliere in nessun caso. Io sono per la vita, sono favorevole a tentare di migliorare la situazione fino a quando non si spegne l’ultimo accenno di speranza, ma una volta capito che non c'è via di scampo e non ci saranno più miglioramenti trovo sbagliato anche l’accanimento medico e le false speranze che girano intorno a ciò. 
È sbagliato per il paziente e per i suoi familiari. Purtroppo in alcuni casi occorre gettare la spugna consapevoli che a un certo punto bisogna fermarsi perchè non c'è più nulla da fare. 
L’importante è averle provate tutte. 

Un abbraccio

Laura

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